Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione

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di Adriana Cavarero 

Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione

Chi saprà dire chi sono, chi saprà raccontare, raccontarmi, la mia unicità? Mentre la filosofia, fin dai tempi di Platone, punta all’universale astratto, la narrazione – incarnata esemplarmente dalla figura femminile di Sheherazade, tessitrice di racconti – si volge al particolare di una storia unica e irripetibile. L’arte delicata della narrazione dona a ogni essere il proprio disegno unitario, la propria “cicogna” – per dirla con Karen Blixen – all’interno di uno spazio che è sempre intersoggettivo, relazionale, esposto allo sguardo e al racconto dell’altro. Il pronome della biografia è il tu. Attraverso le testimonianze di narratori e narratrici, poemi e miti antichi, e richiamando anche le pratiche femministe dei gruppi di autocoscienza, Adriana Cavarero traccia le linee di una “filosofia della narrazione” che, affidata alle donne e all’amore per la vita, si propone come cura per un pensiero maschile da sempre votato all’astratta definizione e alla morte.

Adriana Cavarero 
Adriana Cavarero (1947) è filosofa e docente universitaria. Figura di spicco del “pensiero della differenza sessuale”, nonché autorevole esponente degli studi arendtiani, Adriana Cavarero insegna Filosofia politica all’Università di Verona ed è Visiting Professor presso la New York University. Con Feltrinelli, Corpo in figure (2005), Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione (1997), A più voci. Filosofia dell’espressione vocale (2003), Orrorismo, ovvero la violenza sull’inerme (2007).

Il Foglio Quotidiano 12 e 13 agosto 2023

 

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