Punto d’incontro all’infinito

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Klaus Mann

Punto d’incontro all’infinito

 Scritto nel 1932, il romanzo, finora inedito in italiano e considerato l’opera più significativa del periodo precedente l’esilio di Klaus Mann, dipinge un quadro affascinante della “generazione perduta”, cresciuta durante e dopo la Prima Guerra Mondiale, che in un mondo in piena decadenza e profonda crisi di valori – dove sembra prevalere l’arrivismo sociale ed economico e la ricerca più sfrenata del piacere – cerca una sua via, tra speranze e disillusioni, ribellione politica ed evasione dalla realtà. Tra Berlino e Parigi le vicende di Sebastian e di Sonja, uno scrittore e un’attrice teatrale, si intrecciano con quelle del ballerino arrampicatore sociale Gregor Gregori, che preannuncia il protagonista del romanzo posteriore Mephisto, e di un caleidoscopico pullulare di personaggi, che ben rappresentano l’atmosfera dell’agonizzante Repubblica di Weimar.

Traduzione e cura di Massimo Ferraris

 

KLAUS MANN 

 (Monaco di Baviera, 1906 – Cannes, 1949) Figlio primogenito di Katia e Thomas Mann, iniziò la sua carriera letteraria come enfant terrible negli anni della Repubblica di Weimar. Dopo il 1933 divenne un autorevole rappresentante della letteratura tedesca in esilio. I suoi romanzi più importanti vennero scritti nel periodo dell’emigrazione: Sinfonia patetica (1935), Mephisto (1936) e Il vulcano (1937). Morì per una overdose di sonniferi. A partire da Alessandro. Romanzo dell’utopia (2021), Figlio di questo tempo (2022) e Anja ed Esther (2022), Castelvecchi pubblicherà tutta la sua opera.

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