La violenza non parla. Tre discorsi

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Jan Philipp Reemtsma

La violenza non parla. Tre discorsi

A cura di Carmelo Nigro e Antonio Tucci

Nella globalizzazione frastagliata dai conflitti, la violenza costruisce, mantiene e modella l’ordine internazionale. Come nella tragedia greca, la violenza esiste solo dove c’è una maggioranza silenziosa, è il non detto dell’organizzazione sociale: quando Kratos parla, Bia tace. Jan Philipp Reemtsma si interroga sulla natura eterogenea e proteiforme della violenza, e sul rapporto che questa intrattiene con il potere e il diritto, a partire dal suo volto più oscuro: l’abisso teorico e storico del totalitarismo nazista. Setacciando la letteratura e la filosofia, da Eschilo ad Arendt, Reemtsma rivela come la sanzione penale si trasforma in «rimedio terapeutico», in desiderio individuale di punizione e di vendetta; come la violenza non parla, ma accompagna il potere «come un’ombra»; come l’estremo dell’orrore possa diventare normalità.

JAN PHILIPP REEMTSMA
Professore di Letteratura tedesca moderna all’Università di Amburgo, mecenate e figura di spicco della cultura tedesca, è fondatore dell’Hamburger Institut für Sozialforschung. È stato ideatore e promotore di una mostra documentaria itinerante sui crimini della Wehrmacht (Wehrmachtsausstellung, 1995), che suscitò, sui temi della colpa e delle responsabilità collettive, un animatissimo dibattito in Germania. Si è dedicato al rapporto tra fiducia e violenza e ad alcune figure della letteratura tedesca come Christoph Martin Wieland e Gotthold Ephraim Lessing. La violenza non parla è il suo primo libro tradotto in italiano.

 

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