La dignità dell’opera d’arte

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Ágnes Heller
La dignità dell’opera d’arte
Autonomia e dignità sono due categorie centrali della moderna filosofia morale, ma solo la prima ha trovato applicazione nel campo dell’arte. Proprio dalla dignità parte invece Ágnes Heller per trovare una risposta nuova all’antico problema di cosa rende tale un’opera d’arte. Rifiutando l’abusata retorica della crisi dell’Arte, Heller affronta senza remore le possibili risposte, giungendo a una definizione di opera d’arte che affascina e stupisce. Di fronte alle semplificazioni che impediscono di comprendere l’arte contemporanea, si staglia l’idea dell’opera d’arte come persona dotata di una propria dignità individuale, singolarità ineliminabile che parla di sé e rivela il proprio spirito a chiunque abbia imparato ad ascoltare.

 

Ágnes Heller
(Budapest, 12 maggio 1929) Filosofa ungherese, si salva dalla persecuzione degli ebrei e nel secondo dopoguerra diventa allieva e poi assistente di György Lukács. Esponente di rilievo della Scuola di Budapest, nel 1968 è costretta a lasciare l’Istituto di Sociologia dell’Accademia delle Scienze in seguito alle critiche mosse pubblicamente all’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Nel 1978 accetta un incarico presso l’università di Melbourne (Australia) per assumere poi la cattedra di Hannah Arendt a New York. Nota in Occidente come la teorica dei «bisogni radicali e della rivoluzione della vita quotidiana», è oggi considerata una delle più significative filosofe viventi. Dell?Autrice Castelvecchi ha pubblicato: Breve storia della mia filosofia (2016), La memoria autobiografica, Teoria dei sentimenti, Solo se sono libera e Paradosso Europa (2017).

 

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