Gli si diceva… Varsavia, 1968

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Zygmunt Bauman
Gli si diceva…
Varsavia, 1968
Marzo 1968: in appena tre settimane si svolge l’intera parabola delle agitazioni studentesche nella Polonia comunista. Varsavia, Cracovia, Danzica, Lodz e Breslavia: tutte le università del paese sono in fermento. È un’intera generazione a risvegliarsi – quella dei primi allievi del socialismo polacco -, ormai definitivamente disillusa davanti allo scarto fra la propaganda del regime e una realtà sempre più lontana dagli ideali fondanti del socialismo. In un saggio di incredibile lucidità e spessore critico, Zygmunt Bauman descrive la crescente delusione degli studenti, le loro aspettative, le speranze di salvare il socialismo e la Polonia. Riflette anche sugli elementi che accomunano e differenziano i moti polacchi e quelli occidentali: le diverse condizioni e funzioni sociali dei movimenti sono legate dalla propensione degli studenti alla rivolta come forma di opposizione violenta alle pressioni esercitate dalla società.

 

Zygmunt Bauman
(Poznan, 1925 – Leeds, 2017) Filosofo e sociologo polacco di origi ebraiche, si è formato all’Università di Varsavia e alla London School of Economics. Nel 1968 ha perso la cattedra a Varsavia a causa della ripresa dell’antisemitismo e dei conflitti interni che allora infiammavano la Polonia. Rifugiatori dapprima in Israele, ha in seguito insegnato Sociologia all’Università di Leeds in Gran Bretagna a partire dal 1971, dove è rimasto sino alla morte (9 gennaio 2017). Si è guadagnato una fama internazionale grazie alle sue ricerche sui rapporti fra modernità e totalitarismo, e fra moderno e postmoderno, coniando il nuovo concetto di “società liquida”. Castelvecchi ha già pubblicato Scrivere il futuro (2016), Meglio essere felici, La libertà (2017), Le nuove povertà e Socialismo. Utopia attiva (2018).
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