Ciò che vide Manuel Marques

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Guido Zanderigo
Ciò che vide Manuel Marques
Indicazioni tradizionali in forma di novella
Tibet, XVII secolo: nella sacca di Manuel Marques, un gesuita morente, l’abate del monastero buddhista di Tawang scopre un manoscritto con le indicazioni per il mitico regno del Prete Gianni. Tre secoli più tardi, nel 1904, un ufficiale britannico al seguito della spedizione Younghusband a Lhasa lo ritroverà nella biblioteca del Potala. Ma cosa cela la figura del Prete Gianni? Di quale immane segreto era stato partecipe Marques? Tutto torna a riannodarsi in una ricerca che non ha in serbo tesori e ricchezze, bensì l’accesso alla Conoscenza. La meta è un beyul, un punto di passaggio sottile, anzi il più sacro tra questi luoghi ritagliati ai margini della manifestazione, sull’orlo del divenire. Da Venezia, porta d’Oriente, attraverso un lungo vagare per l’India britannica e portoghese fino al Tibet più remoto, i fili dell’avventura si intrecciano con l’archeologia, l’arte e i miti dell’India, per offrire una confidenza nuova con la sua tradizione, ma anche con i misteri della vita umana. Eppure, come dice uno dei personaggi del libro, Sab sahi hai: «È tutto vero».

 

Guido Zanderigo
Da oltre vent’anni Segretario generale della Venetian Academy of Indian Studies presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, già Cultore di Storia dell’Arte dell’India, collezionista e studioso, ha effettuato oltre trenta missioni nel subcontinente indiano partecipando anche alla campagna italo-indiana di scavi a Kampilya. Ha pubblicato numerosi articoli e saggi, in Italia e in India.

 

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