Alternative per il socialismo. Il tempo della guerra (Vol. 64)

 

La guerra ha dato scacco matto alla politica. La sua sconfitta non poteva essere più drammatica e gravida di conseguenze persino inimmaginabili. La devastazione di umanità è all’opera drammaticamente. Ciò che resta della politica, che è proprio poco, si interroga sulla colpa di Putin, sulle corresponsabilità dell’Occidente, su come trovare uno sbocco alla guerra che devasta il popolo ucraino. Credo sarebbe bene per l’oggi e ancor più per l’indomani, far crescere una ricerca parallela sulle cause per le quali siamo giunti a questa catastrofe, incominciando dal vuoto della politica. La ricerca, della potenza perduta ha messo gli Stati sulla cattiva strada. Ciò che manca, non è certo la potenza economica né quella militare, ciò che è andata perduta è la potenza del pensiero politico. Né ci si può fermare ai primi stadi del fenomeno. Nel mondo, nel secondo dopoguerra, la logica di potenza si impadronisce degli Stati quando viene meno la grande politica, quella che un tempo si chiamava di coesistenza pacifica, che è poi la politica, della pace o, almeno, una sua ricerca. Per l’Europa sarebbe il costituirsi politicamente secondo la sua vocazione di ponte tra nord e sud, tra est e ovest. “L’Europa delle traduzioni”, ha detto Étienne Balibar, l’Europa della neutralità come forza di pace nel mondo intero, si potrebbe aggiungere. Il suo contrario è quel che sta accadendo, con il trovarsi dell’Unione Europea e dei suoi governi in un teatrino fuori misura e fuori tempo, sotto una guida nordamericana concentrata nel suo interesse di corto respiro. Un vero e proprio disastro per l’Europa politica. Al suo interno, anche solo per potersi costituire come tale, essa dovrebbe pure riscoprire la grande politica. Ricordate Ventotene? Quello fu in primo luogo la capacità di pensare e di perseguire un’alternativa al modello economico, sociale, democratico, attraverso la rinascita della politica e della messa a valore del conflitto, a partire da quello delle idee. Ora siamo di fronte a una crisi non solo dei soggetti politici, ma proprio della politica. Per come l’abbiamo conosciuta e vissuta nella seconda metà del Novecento, dopo la vittoria sui nazifascisti che, anche con le costituzioni democratiche, sembrava poter avviare un nuovo ciclo nel mondo intero.

 

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