Alternative per il socialismo. Il sud del mondo riprende la parola (Vol. 70)

 

Con una modifica certamente non irrilevante, di parole e di senso, rispetto al sacro testo da cui è estrapolato, si potrebbe riproporre il celebre interrogativo: “Sentinella a che punto è la guerra?” e la risposta sarebbe “In stallo”. Naturalmente se si guarda il campo di battaglia. La pluriproclamata controffensiva ucraina ha dato scarsi e deboli segnali di sé e soprattutto nessun successo sostanzioso. D’altro canto l’avanzata russa si è fermata a consolidare le posizioni fin qui raggiunte […]. Quindi alla pace non c’è alternativa, per quanto difficile sia la strada per poterci arrivare. Certamente non basta un “cessate il fuoco” a tempo indefinito che congeli la situazione al punto in cui si trova nel momento che esso viene decretato[…]. Indubbiamente il fatto di maggiore rilevanza sullo scenario mondiale è stata la riunione dei Brics (ovvero di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) tenutasi a Johannesburg tra il 22 e il 24 agosto 2023. […] Il documento in 94 punti licenziato a Johannesburg va oltre, affermando il tema di un ruolo di intermediazione per porre fine alla guerra in Ucraina, e all’impegno di risolvere pacificamente conflittualità o problemi in altre zone del mondo, come sul tema del nucleare iraniano e sulla situazione me-diorientale. Ecco dunque delinearsi nuove possibilità, nuovi riferimenti geopolitici che permettono di allargare il quadro, in coerenza con la dimensione mondiale che il conflitto russo-ucraino ha assunto, senza il peso sulle ali che le vecchie istituzioni internazionali post seconda guerra mondiale dimostrano con la loro inazione […]. La complessità della situazione globale, la non breve e burrascosa fase di transizione egemonica mondiale da Ovest ad Est, che dovrebbe mettere fine al cosiddetto secolo americano e nello stesso tempo evitare di sostituire una unipolarità con un’altra, ci impone di non confondere il quadro internazionale e i comportamenti dei singoli Paesi sulla scena internazionale con il loro quadro interno. Affermare che non siamo di fronte allo scontro fra civiltà, e nemmeno a quello tra democrazia e autocrazia, non ci deve fare perdere di vista tanto i guasti per la società di un sistema autocratico, quanto quelli che derivano dai processi di dissoluzione della democrazia fin troppo evidenti nei paesi a capitalismo maturo, di cui il nostro fa parte. Ma ci deve fare capire che affrontare concretamente il problema della pace richiede una visione politica globale.

 

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