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11 settembre 1973, 50 anni dalla morte di Salvador Allende

A cinquant’anni dal golpe di stato in Cile e dalla morte di Salvador Allende in libreria la biografia di di Jesús Manuel Martinez, la più originale ed esaustiva mai pubblicata, e la storia degli intrighi che resero possibile il colpo di Stato che ha cambiato il volto dell’America Latina e del mondo nel saggio di Emanuel Pietrobon.

Jesús Manuel Martinez

Salvador Allende. L’uomo e il politico

«Accanto al Palazzo della Moneda una statua lo raffigura mentre cammina, e si direbbe che persino fatto di pietra continui ad andare avanti»

Questa biografia di Salvador Allende, considerata la più originale ed esaustiva mai pubblicata, si apre con l’atto finale della sua vita: il discorso pronunciato l’11 settembre 1973, mentre tenta di resistere all’assedio dei militari golpisti – parole che costituiscono la colonna sonora dell’intero libro. Jesús Manuel Martínez, oltre a tracciare un quadro storico e sociale del Cile nei secoli XIX e XX, ricostruisce la vicenda personale e politica del presidente Allende offrendo al lettore, attraverso una prosa avvincente, un racconto documentato, ricco di sfumature e aneddoti, in cui il rigore della ricerca storica si mescola alla passione e all’affetto per il personaggio umano, e in cui traspare l’ammirazione per lo strenuo difensore della giustizia sociale e, prima ancora, della legalità democratica.

JESÚS MANUEL MARTÍNEZ
Professore dell’Università Cattolica del Cile. Molto vicino ad Allende, è stato direttore della casa di produzione cinematografica statale Chile Films durante il suo governo. È stato militante del Movimento di azione popolare unitaria (Mapu), una delle formazioni che sostenevano la coalizione dell’Unità popolare. In seguito al golpe del 1973, riesce a fuggire dal Cile con l’aiuto della Chiesa e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Vive in Spagna.

Emanuel Pietrobon

Kissinger contro Allende

La storia del golpe del secolo

«La guerra coperta degli Stati Uniti contro il Cile fu anche e soprattutto una guerra tra due uomini, Allende e Kissinger, che erano stati temprati dalla sofferenza, avevano fede in religioni politiche collidenti e avevano una concezione diametralmente opposta del potere»

Santiago, 11 settembre 1973. Alle prime luci dell’alba le forze armate, guidate dal generale Augusto Pinochet, iniziano ad arrestare politici, militari e membri della società civile, avanzando verso il palazzo presidenziale. Salvador Allende, il presidente in carica, rifiuta di arrendersi e invia un radiomessaggio alla nazione in cui accusa i traditori di viltà e invita i cileni a non perdere la speranza. Di lì a breve la morte, non si sa per mano di chi. La caduta del primo politico apertamente marxista regolarmente eletto in un Paese democratico è la conseguenza di cospirazioni e giochi di potere, ma soprattutto della contrapposizione tra Stati Uniti e blocco sovietico. Con il golpe si apre una nuova stagione di autoritarismo, nonostante Pinochet sia presentato dalla stampa occidentale come un liberatore. Per il Cile è l’inizio di un incubo destinato a durare fino al 1990. La verità sui tragici fatti di quel giorno emergerà col tempo: Allende doveva morire perché gli Stati Uniti vincessero la Guerra Fredda. Questa è la storia degli intrighi che resero possibile il colpo di Stato che ha cambiato il volto dell’America Latina e del mondo.

EMANUEL PIETROBON
È analista geopolitico, consulente per gli affari esteri e scrittore. Scrive per vari think tank e riviste specializzate, tra cui «InsideOver». Ha lavorato per la Commissione europea, The European House – Ambrosetti e Wikistrat. Ha vissuto in Russia e soggiornato per studio e lavoro in molti Paesi di Europa e Asia. Per Castelvecchi ha pubblicato Zelenskij. La storia dell’uomo che ha cambiato (per sempre) il modo di fare la guerra (2022) e L’arte della guerra ibrida. Teoria e prassi della destabilizzazione (2022).

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