Alternative per il socialismo, numero 75

Anno 2025
Autori Alfonso Gianni, Fausto Bertinotti
Collana Riviste
Cod. 9791256146185

TRIMESTRALE FONDATO DA FAUSTO BERTINOTTI E DIRETTO D ALFONSO GIANNI

GENNAIO-FEBBRAIO-MARZO 2025 NUMERO 75

Si è fin qui e tuttora usato nei confronti dei protagonisti della destra sparsi per più continenti, compreso il nostro, il termine “populismo” per delineare un distorto, ma non meno reale, rapporto con il popolo, basato su promesse demagogiche e sulla esaltazione di un decisionismo governativo rafforzato da un presidenzialismo nelle sue varie forme e accezioni, che lo trasformavano in un populismo autoritario. E si è precisato, perlomeno da parte del pensiero di sinistra, che si era di fronte a un “populismo dall’alto”, quasi un ossimoro, per distinguerlo dalle manifestazioni populistiche che hanno caratterizzato la storia del Novecento in varie parti del mondo e che invece partivano “dal basso”, cioè da un movimento di popolo che aspirava, seppure confusamente ma con radicalità, a una giustizia sociale […]. Pur essendo chiara la differenza fra i due tipi di populismo, anche se poi gli esiti finali possono diventare simili e confluire nella rivoluzione conservatrice mossa dalle classi dominanti – di cui abbiamo abbondantemente scritto lungo l’arco di vita di questa rivista –, non credo che la categoria del populismo dall’alto sia sufficiente per inquadrare la figura e l’azione di Trump. È forse opportuno fare ricorso ad un’altra definizione che pure ha origini storiche molto lontane e diverse: quella del nichilismo, ovviamente anch’esso “dall’alto”. Il che richiede, a sua volta, di precisare cosa si vuole intendere con questa parola e come questa categoria sia oggi diversa da quelle del passato e assuma una particolare valenza se riferita al capo dello Stato dell’ancora più potente Paese del mondo, pur sospinto lungo una china declinante. Lo fa, ad esempio, Laura Pennacchi scrivendo di nichilismo come “deificazione del vuoto”, ovvero come “pulsione alla distruzione di cose e di persone […] [e della] nozione stessa di verità”. Naturalmente questa definizione coglie più di un elemento reale, basta riferirsi alla disinvoltura spinta fino al disinteresse mostrato dal duo Trump-Musk verso la credibilità di loro dichiarazioni e progetti come, ad esempio, la conquista di Marte, visto che ciò che conta per loro è la dominanza nella space economy. Ma, senza contrapporre una definizione all’altra, casomai integrandola, descriverei il nichilismo portato alle sue conseguenze più estreme – cogliendo anche spunti di un dibattito filosofico di qualche decennio fa – come uno schiacciamento finale del valore d’uso di ogni cosa, materiale o immateriale, al valore di scambio. Che altro è se non questo, promettere la pace in Ucraina chiedendo in cambio circa 500 miliardi di dollari in ricercatissime terre rare, così cruciali per lo sviluppo tecnologico su cui si poggia il potere dell’oligarchia tecno-capitalista? Che altro può mai significare – aldilà delle chances di possibile realizzazione – progettare di trasformare la striscia di Gaza, cacciando il popolo palestinese in un indefinito e improbabile altrove, in un luogo di villeggiatura per super ricchi, se non costruire un parco di resort e chiamarlo pace? Cosa di diverso da questo si può dire quando vengono revocati in dubbio i rapporti anche con i più tradizionali alleati, come i vertici dell’Unione europea – persino la supina Meloni ne rimane scossa –, nel quadro di una minacciata e in parte già cominciata guerra dei dazi?

 

 

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Alfonso Gianni

Alfonso Gianni

Nato a Milano il 6 febbraio 1950. Tra il ’68 e il ’76 ha partecipato attivamente al movimento studentesco milanese. Nel 1976 è stato tra i fondatori del Movimento Lavoratori per il Socialismo (Mls), nel quale ha ricoperto la carica di vicesegretario nazionale. Tra il 1979 e il 1987 è stato deputato, prima nel gruppo del Pdup (con cui il Mls si era fuso), poi come indipendente nel gruppo del Pci. Tra il 1988 e il 1994 ha lavorato come esperto di mercato del lavoro presso la Cgil Lombardia e poi la Cgil nazionale. Assieme a Fausto Bertinotti ha dato vita a “Essere Sindacato”, sinistra sindacale della Cgil. Successivamente ha svolto la funzione di capo della segreteria di Bertinotti, quando quest’ultimo era segretario nazionale del Partito della Rifondazione comunista. Nel 2001 e nel 2006 è stato rieletto deputato di Rifondazione comunista, dimettendosi dalla Camera nell’estate del 2006 per ricoprire la carica di sottosegretario allo Sviluppo Economico nel secondo governo Prodi. Si è occupato di ricerca economica e sociale per la Fondazione “Cercare Ancora” di cui è stato direttore. Dal 2016 fa parte del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale. E’ stato tra i redattori della rivista “Alternative per il socialismo” fin dal suo sorgere nel 2007. Ha scritto diversi libri con Fausto Bertinotti per gli editori Sperling&Kupfer e Ponte alle Grazie. E’ stato autore di Bye Bye neoliberismo, edizioni Ponte alle Grazie, Milano 2009. Attualmente dirige la rivista trimestrale “Alternative per il socialismo” edita da Castelvecchi e ha curato l’edizione degli scritti di Fausto Bertinotti (2007- 2022) La dissoluzione della democrazia, sempre per Castelvecchi. Collabora con il "Manifesto" e diversi giornali online.
Fausto Bertinotti

Fausto Bertinotti

È sindacalista e politico tra i più rilevanti del secondo Novecento e del Duemila. È stato segretario del Partito della Rifondazione Comunista (1994-2006), presidente della Camera (2006-2008), deputato (1994-2008) ed europarlamentare, presidente del Partito della Sinistra Europea. È stato insignito della Légion d’honneur. Ha aderito al Partito Socialista Italiano nel 1960, nel 1964 è entrato nella CGIL, della quale è diventato segretario nazionale, dal 1972 alla sua dissoluzione ha fatto parte del Partito Comunista Italiano. Con Castelvecchi ha già pubblicato “Colpita al cuore. Perché l’Italia non è una Repubblica fondata sul lavoro” (2015).