Il canto decimo dell’Inferno e altri scritti su Dante

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Antonio Gramsci

Il canto decimo dell’Inferno e altri scritti su Dante

A cura di Marco Grimaldi e Milena Russo

Dante è al centro degli interessi di Gramsci fin dall’inizio della scrittura dei Quaderni del carcere. La Commedia è uno dei libri richiesti subito dopo l’arresto; è dantesco uno degli «argomenti principali»; Dante è spesso associato a Machiavelli come rappresentante della corrente laica della letteratura italiana; la penultima nota è una riflessione sulla «quistione della lingua» a partire dal De vulgari. Ma all’interno dell’opera di Gramsci è possibile individuare un nucleo più definito che ruota attorno al canto decimo dell’Inferno e a Cavalcante Cavalcanti, padre di Guido, che prende avvio da uno scritto del 1918 e si concretizza in una sezione del Quaderno IV e in un gruppo di lettere. In tutte queste pagine – che qui si raccolgono – Gramsci usa Dante per riflettere su alcuni dei temi fondamentali dei Quaderni: il rapporto tra poesia e struttura, il ruolo degli intellettuali, la “popolarità” della letteratura italiana.

ANTONIO GRAMSCI
Uomo politico e pensatore, è uno degli autori italiani più tradotti e studiati al mondo. A dispetto di una detenzione durissima, Gramsci si impegnò in una eccezionale produzione teorica, che ci ha consegnato pagine tra le più illuminanti del pensiero politico di ogni tempo: le Lettere dal carcere e i Quaderni del carcere, entrambi postumi.

 

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