L’irripetibile

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Massimo Donà
L’irripetibile. Il paradosso di Dada

«Nell’epoca della sua riproducibilità tecnica» , sembra ormai scontato che l’arte abbia perso gli attributi di unicità e irripetibilità che la rendevano tale. Ma davvero alla tesi di Benjamin non può che corrispondere un’opera d’arte seriale, non specifica? Massimo Donà afferma di no, e per dimostrarlo volge lo sguardo al Dada, una delle più eversive e provocatorie avanguardie europee, ripercorrendone la storia e tracciandone una tradizione che va dall’estetica hegeliana all’opera del maledetto Rimbaud e del truce Lautréamont, fino alla “poesia in negativo” di Laforgue e alla patafisica di Jarry. Il viaggio nell’epopea dadaista si conclude con la tappa del dadaismo italiano, rappresentato dall’esperienza estrema, a tratti sofferta e sicuramente “dada”, dell’artista-filosofo Julius Evola, il “Barone”. Proprio come il Dada, anche l’arte contemporanea è più complessa e radicale di quanto siamo soliti credere; e, contro ogni facile discorso sulla serializzazione, sembra aver scoperto nell’unicità dell’esperienza il suo paradossale senso originario.

MASSIMO DONÀ
Filosofo veneziano, è docente ordinario di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Tra le sue ultime pubblicazioni, Di un’ingannevole bellezza. Le “cose” dell’arte (Bompiani-Giunti 2018), La filosofia dei Beatles (Mimesis, 2018), Dell’acqua (La nave di Teseo, 2019), Di qua, di là. Ariosto e la filosofia dell’Orlando furioso (La nave di Teseo, 2020), Miracolo naturale. Leonardo e la Vergine delle rocce (Mimesis, 2020).

 

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