La smorfia più che il sorriso

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Antonio Gramsci
La smorfia più che il sorriso
Scritti su Pirandello
Nella vita di Antonio Gramsci le riflessioni sul teatro non costituiscono una parentesi, bensì una costante. A mantenersi durevole, in particolare, è l’interesse per Luigi Pirandello. Dagli anni delle cronache teatrali torinesi al periodo della stesura dei Quaderni del carcere Gramsci non cessa di interrogarsi su questioni legate alla scena e alla scrittura per il teatro, trovando in ciò che avviene sulle assi del palcoscenico significativi spunti per verificare le proprie posizioni politiche e filosofiche. A sua volta, la scrittura di Pirandello, con i suoi paradossi e le sue provocazioni, non cessa di interrogare uno spettatore e lettore sensibile come Gramsci. A ogni svolta teorica di Gramsci corrisponde un modo nuovo di guardare al teatro: ecco così che esiste un’interpretazione di Pirandello fornita dal giovane idealista seguace di Benedetto Croce, una elaborata dal materialista post-rivoluzione d’Ottobre e una messa a punto negli anni della reclusione dal teorico maturo dell’egemonia. Capire, insomma, cosa rappresentino per Gramsci il teatro e la drammaturgia di Pirandello significa comprendere l’articolarsi del pensiero gramsciano da un osservatorio privilegiato.

 

Antonio Gramsci
Nato nel 1891 in Sardegna, divenuto militante socialista a Torino, partecipò nel 1921 alla fondazione del Partito Comunista, di cui divenne segretario nel 1924. Arrestato durante il Fascismo nel 1926 e condannato a vent’anni di carcere, morì a Roma nel 1937. Per i suoi Quaderni del carcere è considerato oggi tra i maggiori pensatori italiani della modernità.

 

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