Il codice Maimonide

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Gino Famiglietti, Micaela Procaccia

Il codice Maimonide. Un manoscritto medioevale, la tutela del patrimonio e l’identità culturale italiana

Introduzione di Tomaso Montanari

Nel 1513, o 1516, i Norsa, famiglia ebrea mantovana, acquistano un manoscritto medioevale recante la trascrizione della Guida dei perplessi, rimanendone in possesso per oltre cinquecento anni. L’autore è uno tra i più importanti pensatori nella storia dell’ebraismo, noto col nome di Maimonide. Il manoscritto ha rischiato di finire all’estero, nonostante fosse stato dichiarato di rilevante interesse storico e artistico e quindi parte del patrimonio culturale. Il codice Maimonide racconta le difficoltà incontrate dagli autori per svolgere con dignità il lavoro di tutela e di come l’esportazione sia stata evitata e il manoscritto sia stato acquistato dallo Stato.

GINO FAMIGLIETTI
È stato, presso il MIBACT, vicecapo dell’Ufficio legislativo, direttore regionale in Lombardia e Molise, direttore generale per l’Archeologia, gli Archivi e infine per l’Archeologia, le Belle arti e il Paesaggio. Ha collaborato alla stesura del Codice dei beni culturali. Premio “Zanotti Bianco” di Italia Nostra nel 2011.

MICAELA PROCACCIA
Ha lavorato nel MIBACT come soprintendente in Piemonte – Valle d’Aosta e Toscana, dirigente della direzione generale Archivi, soprintendente dell’Archivio centrale dello Stato. Autrice di numerose pubblicazioni, dedicate in gran parte alla storia degli ebrei in Italia e ai beni culturali ebraici, è ora presidente dell’ANAI.

 

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