Dopo il progresso

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Pascal Chabot
Dopo il progresso
Si può ancora credere al nostro mito più concreto?

Il progresso non ha senso in sé: spetta all’umanità dotarlo di valore, a ciascun individuo il compito di interrogarsi sul suo significato. Da qui parte la riflessione di Pascal Chabot: l’eccessiva fiducia nel progresso è stata denunciata come un’utopia pericolosa, ma le criticità dell’evoluzione della tecnica non possono dare luogo a una condanna definitiva, soprattutto se emessa da chi ne trae benefici ogni giorno. Per rispondere a questa complessità, l’autore propone un approccio filosofico serrato, interpella Bacone, Bergson, Simondon, e tramite la singolare percezione di grandi scrittori – come Defoe, Baudelaire, Rimbaud e Reverdy – crea un’idea di tecnica emancipata dalla mera sopravvivenza e cerca una nuova relazione tra senso, vita e progresso.

PASCAL CHABOT
Filosofo e scrittore, insegna all’Ihecs (Institut des Hautes Études des Communications Sociales) di Bruxelles. Dopo aver studiato Filosofia all’Università Parigi-Sorbona (Parigi I) e all’Università di Bruxelles, ha ottenuto il dottorato con uno studio sull’opera di Gilbert Simondon, di cui è divenuto insigne studioso. Castelvecchi ha già pubblicato Il robot filosofo (2017) e L’uomo che voleva comprare il linguaggio (2019).
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